Storia dello Sportster
Ma la storia leggendaria di questo modello non ha sempre trovato la strada discesa, ma andiamo con ordine:
correva l'anno 1929 quando Harley Davidson produsse il modello WL, dotato di un motore bicilindrico a V da 750cc con valvole laterali che, nonostante non fosse in grado di garantire alte prestazioni, fece vendere ad Harley Davidson 88.000 pezzi, grazie all'alta affidabilità e scarsa manutenzione richiesta, particolari molto importanti per garantirne la diffusione negli eserciti alleati durante la seconda guerra mondiale.
La storia di questo modello è
legato anche alle corse, ed è
proprio sulle piste americane che
inizia a farsi notare il divario che
Harley Davodson inizia ad avere
rispetto alle concorrenti d'oltre
oceano, soprattutto inglesi.
Negli anni '40, nonostante
l'introduzione del modello
WR, versione da corsa
dell'ormai collaudato WL, la
supremazia delle moto inglesi si fa
sempre più forte, tanto da
costringere Harley Davidson a
progettare un nuovo modello con
sospensioni idrauliche (il WR era
dotato di telaio rigido) più leggero
e facilmente riparabile in caso di
guasti.
Viene così prodotto nel 1952 il modello K, con molti accorgimenti tecnologici rispetto al suo predecessore, ruote da 19", cambio a pedale e frizione manuale, ma sempre equipaggiato con un motore 750 a valvole laterali con 4 alberi a cammes.
Le prestazioni del nuovo modello
però non sono ancora in grado di
garantire il salto di qualitàdi cui
HD aveva bisogno e la concorrenza si
fa sempre più agguerrita. I
bicilindrici inglesi ormai sono
capaci di toccare i 160 Km/h (contro
i 130 km/h del modello K) e, oltre
che a vincere in pista, iniziano a
diffondersi in tutti gli USA.
Harley Davidson quindi decide di
produrre una versione modificata del
modello k, il modello KK,
con un grandi modifiche motoristiche
per raggiungere la punta dei 150
km/h.
E' invece il modello KH
che monta per la prima
volta il motore a 883cc che erogava
una potenza di 40 cv.
Il ramo più sportivo della famiglia
K viene coperto dal modello
KR, che ottenne grandi
risultati in pista fino agli anni
'70 nono stante la vecchia
concezione del motore a valvole
laterali.
Divenne però sempre di più urgente il bisogno di una innovazione completa per far fronte alla concorrenza sempre più agguerrita.
E così nel 1957 è l'anno del
primo Sportster XL,
che montava finalmente un motore
883cc a valvole in testa "Ironhead",
con testa in ghisa appunto. La
scelta del materiale è dovuta ai
grossi problemi riscontrati nei
motori con teste in alluminio, si
scelse così di puntare su una
tecnologia già collaudata.
L'estetica invece riprendeva molto
le linee del modell K da cui si
ispirava. Viene introdotto anche il
mitico penaut, il
serbatoio a nocciolina che ancora
oggi contraddistingue i nostri
Sportster.
Nel 1958 HD rilasciò le versioni più
spinte XLC e
XLCH, in grado di toccare i
150 KM/H con una
potenza di 60cv riusciva a coprire
il quarto di miglio in appena 14
secondi.
Durante gli anni successivi Harley Davidson apporta molte modifiche, principalmente tecniche, al modello Sportster, che riscontra un successo strepitoso tra gli amanti delle due ruote e della velocità.
Ma se durante gl ianni '60 la parola "crisi" è sconosciuta al modello Sportster di casa HD, a peggiorare la situazione arrivarono nuove leggi anti rumore ed emissioni che limiteranno drasticamente la potenza dello Sportster, oltre ad un nemico ben più pericoloso: la concorrenza.
Se infatti furono le moto
inglesi a mettere in crisi Harley
Davidson, agli inizi degl ianni '70
furono le nuove moto giapponesi a
conquistare il mercato grazie alla
loro immagine di affidabilità e
potenza, potendo contare su rombanti
quattro cilindri.
Le moto Harley Davidson invece
stavano prendendo la brutta
reputazione di moto poco affidabili,
insicure e perdi-olio, così la
scalata delle varie Honda e Kavasaki
fu, a scapito della casa di
Milwakee, molto facile e rapida.
La risposta di Harley Davidson non
tarda ad arrivare, prima con una
riprogettazione del motore, che
arriva a 1000cc e 60cv, migliorìe
sull'impianto frenante e sul telaio.
Si pensò poi di ridisegnare le linee
dello Sportster, sulla base della
moda del momento: nel 1976 venne
prodotto il modello XLCR,
una versione cafè racer dello
sportster, con pedali arretrati,
codone e cupolino.
Durante gli anni successivi gli
Sportster seguirono la nuova linea
dell'XLCR, ma il pubblico bocciò
clamorosamente la coraggiosa scelta
di Harley Davidson; il mercato non
era ancora pronto per un salto così
netto.
Il periodo di crisi dello
Sportster coincide con la grande
crisi che investe anche Harley
Davidson, ormai non più in grado di
evolversi tecnologicamente e
produrre moto all'altezza delle
concorrenti.
La società era stata acquisita alla
fine degli anni 60 dalla AMF che
purtroppo non portò benefici al
marchio, anzi, in questo periodo
calò molto la qualità e la
robustezza delle moto HD, nonostante
il prezzo rimase invariato.
Nel 1981 Harley Davidson venne
rivenduta ad un gruppo di
investitori ancora legati alla
tradizione e a questo storico
marchio, che dovettero assumersi la
responsabilità di risolevare
un'azienda ormai sul punto di morte.
La linea guida della nuova dirigenza
fu quella di seguire la tradizione
del marchio e quella di creare moto
che soddisfacessero in pieno le
persone che desideravano questo tipo
di moto.
La nuova dirigenza riuscì a produrre
una moto ad un prezzo finalmente
competitivo: l'XLX
entra in concorrenza con le moto
giapponesi ed europee ed incarna
subito lo spirito del nuovo corso
Harley Davidson: moto spartana,
prezzi contenuti e tanta sostanza.
Ma la vera evoluzione che
rilanceràil modello arrivò nel 1986
con l'introduzione del motore
EVOLUTION
Nonostante i molti tentativi, gli
Sportster portavano ancora in
l'eredità gli insuccessi e le
cattive strategie della passata
gestione, che non aveva puntato
sullo svecchiamento della gamma.
Il limite più grande ormai evidente
era il motore, dotato di una
tecnologia vecchia di decenni, era
rimasto ancora il glorioso e ormai
pensionabile Irohead con le teste in
ghisa.
Vede così la nascita il nuovo
propulsore EVOLUTION:
cilindrata iniziale abbassata ai
mitici 883cc, meccanica aggiornata
per migliorare l'affidabilità,
classico raffreddamento ad aria.
Il nuovo motore, anche se un pò
snobbato inizialmente dai puritani,
traina subito il successo dello
Sportster.
Nel 1987 viene introdotta anche la
cilindrata 1100cc, oltre a nuovi
modelli Sportster (come il
riuscitissimo Hugger
nel 1988) che coprono ora la domanda
di diversificazione della gamma.
Sulla scia del nuovo successo
tutta la gamma Sportster viene
aggiornata durante tutti gli anni
'90: nel 1991 viene riprogettato il
cambio con l'introduzione anche
della quinta marcia, nel 1993 la
trasmissione diventa a cinghia
dentata.
L'offerta di modelli si allarga con
lo Sportster Custom
e Sport nel 1996 e
lo Sportster R nel
2002, a prova della forza di questa
moto tra le concorrenti.
Dal 2004 tutta la gamma monta il motore EVOLUTION2, più leggero e performante del modello precedente e montato ora su nuovi supporti elastici che riducono drasticamente le vibrazioni, pur mantenendo lo stile ormai inconfondibile dei propulsori Harley Davidson ad aste e bilancieri, 2 valvole in testa per cilindro. Lo stesso motore vede nel 2007 una grande rivoluzione, se consideriamo lo stile puro e conservativo della casa, con l'introduzione dell'iniezione elettronica sequenziale che va a sostituire i carburatori.
La storia di questa moto
leggendaria, che ha visto periodi di
glorioso successo e di crisi
profonda, rivive oggi grazie ai suoi
possessori e a tutte le persone che
hanno lavorato per fare di questo
modello un mito.
Harley Davidson ha intuito la strada
da prendere imparando dai suoi
errori e ha deciso che la sua forza
è l'innovazione legata alla
tradizione.
Per questo motivo noi portiamo
l'orgoglio di questa motocicletta in
giro per il mondo e per noi non c'è
moto migliore dello Sportster.